Alfio Torrisi racconta la sua ascesa, dalla Terza Categoria fino alla panchina del Trapani nel prossimo campionato di Serie C. Un cammino all’insegna della crescita, del lavoro, della voglia di arrivare e anche della risposta date sul campo alle critiche e ai detrattori. Non si può dire che sia stato semplice, ma il risultato ha ripagato ogni fatica. Soprattutto a fronte degli 8.000 tifosi che hanno osannato il suo nome al “Provinciale” al termine della gara contro il Siracusa, che ha segnato per i granata il tanto atteso ritorno tra i professionisti. L’allenatore nativo di Catania ne ha parlato in esclusiva ai microfoni di Sporticily.it nel corso di una lunga intervista.
Alfio Torrisi, dalla Terza Categoria al Trapani
Il debutto in panchina per Alfio Torrisi è arrivato ad appena 34 anni, nel più basso avamposto del calcio siciliano, in mezzo al nulla. “Otto anni fa facevo il mio primo allenamento in Terza Categoria. La mia squadra giocava con un faro acceso e pochi spettatori. Ora mi trovo in Serie C dopo aver vinto la Serie D sul campo. Ci ho pensato alla vigilia della gara col Siracusa, guardavo gli highlights dei playoff di Lega Pro tra Trapani e Piacenza. Mi dicevano che sarebbe andato in scena questo. E così è stato. Il mio orgoglio è essere partito dal nulla, ogni anno con tanto scetticismo. È corretto essere scettici verso un allenatore così giovane che è chiamato a essere protagonista in situazioni importanti”.
Dopo i primi passi nelle più basse categorie, Torrisi ha iniziato a togliersi delle soddisfazioni con l’Aci Sant’Antonio. In un paio di stagioni è arrivato l’approdo dalla Promozione all’Eccellenza. Il tutto, come sempre, zittendo chi non credeva in lui. “Ad Aci Sant’Antonio l’obiettivo era essere protagonisti in Promozione. Qualcuno si aspettava un profilo diverso rispetto al mio. Al primo anno di Promozione siamo arrivati sesti in mezzo a grandi squadre. La mia conferma fu vista con scetticismo, ma io da ciò trovai energie e forza per migliorarmi e capovolgere il giudizio iniziale, che nel calcio non conta nulla. I giudizi veritieri sono quelli legati ai verdetti finali. Non ho mai sbagliato una annata e non ho mai fallito obiettivi, sono orgoglioso di questo”.
Il debutto in Serie D e la chiamata del Trapani
Alfio Torrisi lascerà l’Aci Sant’Antonio per accettare la panchina del Paternò. Una sfida non semplice, affrontata con entusiasmo e con buonissimi risultati al debutto in Serie D: “A Paternò c’era un progetto biennale che è stato modificato subito perché si voleva vincere fin dal principio. Anche qui tanto scetticismo. Non ero considerato la persona giusta. Alla fine, il verdetto ha detto che abbiamo fatto un campionato stratosferico per le nostre potenzialità. Una stagione bellissima, non semplice sotto tanti aspetti. Poi è arrivata la chiamata del Trapani, l’anno prima avevano fatto malissimo. Quando venni da avversario vidi uno striscione con scritto “Indegni“, ho pensato alla piazza che avrei ritrovato”.
Impossibile non accettare la proposta del Trapani per Alfio Torrisi. Una scommessa vinta. Nel giro di due stagioni e con un esonero e un cambio di proprietà, è arrivata la promozione in Serie C: “Qui ha allenato gente come Italiano, Boscaglia, Cosmi e Castori. Io ero un signor nessuno, ma con la mia umiltà e la voglia di migliorare ogni giorno, in due anni abbiamo raggiunto obiettivi importanti. Il momento più complicato forse è stato il playoff dell’anno scorso, quando è iniziato il mio rapporto con il presidente Valerio Antonini. E poi quest’anno, i numeri parlano chiaro e dicono che abbiamo fatto qualcosa di spettacolare. Dietro a tutto questo c’è sacrificio, lavoro, gestione delle pressioni di una piazza importante. Quando ti prefiggi un obiettivo, non c’è niente di più bello che riuscire a ottenerlo”.
Il grazie di Alfio Torrisi alla sua famiglia
In tal senso Alfio Torrisi ha voluto rivolgere un pensiero alla sua famiglia e in particolare alla moglie, che gli è sempre stata vicino. Dalla Terza Categoria alla festa per la Serie C. “La cosa più importante nella vita è avere qualcuno accanto che ti sostiene. È cambiato tanto in questi anni, ma in mezzo al pubblico, prima con pochi spettatori e poi con 8.000 persone, c’è sempre stata mia moglie. Non posso che ringraziarla, non solo per l’amore che dà a me e ai miei figli, ma per quel che mi ha dato dagli spalti quando c’era solo lei. Vederla trionfare qui contro il Siracusa è qualcosa di difficile da raccontare. Nelle fortune che ho, c’è una famiglia che mi sostiene sempre. Voglio arrivare più avanti possibile soprattutto per lei”.
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