Non è stata una sorpresa in fin dei conti. La separazione condivisa tra il Catania e Cristiano Lucarelli è un provvedimento molto meno improvviso ed estemporaneo di quanto a primo acchito possa apparire. Covato e fisiologico in relazione ad ormai conclamate dinamiche interne, epilogo per nulla sorprendente. Probabilmente una liberazione per tutte le parti in causa: club, squadra e lo stesso tecnico livornese.
Un ripiego che ha radici note e abbastanza evidenti. Figlio di un gruppo professionalmente mai sbocciato del tutto e un trend di risultati negativi che l’ex tecnico della Ternana non ha mai saputo invertire. Non tanto un cortocircuito di natura interpersonale, quanto una totale disconnessione sul piano nervoso e motivazionale che si trasponeva in una chiara distonia sul terreno di gioco in termini calcistici e concettuali.
Tanti colpi a gennaio ma pochi punti per il Catania
Lucarelli, coadiuvato dall’opera dirigenziale e diplomatica del vicepresidente Vincenzo Grella, è stato in linea di massima accontentato in sede di calciomercato, con una grande rivoluzione. A dimostrazione di ciò, Stefano Sturaro, Diego Peralta, Emmanuele Cicerelli e Andres Tello rappresentano solo alcuni dei dodici arrivi nel mese di gennaio. A questi, a mercato ormai chiuso, si è aggiunto lo svincolato Emanuele Ndoj.
Tutto sembrava andare in favore del nativo di Livorno. Tanti i fedelissimi giunti alle falde dell’Etna per aiutarlo nell’impresa di portare questa squadra ai vertici della categoria. Salvo poi, privo di scudo e ausilio di un direttore sportivo da campo, nonché impossibilitato a lavorare con l’intero gruppo al completo a causa dei numerosi infortuni, farsi travolgere da trend negativo, turbolenze e fisiologiche valutazioni della società. Lucarelli ha perso professionalmente la bussola in una seconda parte di stagione disastrosa, in cui ha pagato una chiara inadeguatezza nel guidare una compagine di un certo livello. E forse si è verificato un estremo utilizzo degli alibi, nel giustificare performance che hanno lasciato molto desiderare il popolo etneo.
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17 gare disputate, 5 vittorie, altrettanti pareggi e sette sconfitte. Il tutto con appena 19 gol fatti. Il rendimento del Catania targato Lucarelli è andato ben al di sotto delle aspettative iniziali. Note positive? Il percorso in Coppa Italia di Serie C: quattro partite, tre passaggi del turno, una finale conquistata, solo una sconfitta e playoff praticamente acquisiti prima di giocare con il Padova, visto il piazzamento nel girone A della squadra di Torrente.
L’addio dell’uomo Lucarelli al Catania
Lucarelli lascia in dote l’immagine di un professionista serio, uomo perbene e lavoratore instancabile. Oltre al fatto, di aver dimostrato il suo grande affetto per Catania, lasciando un contratto pesante dal punto di vista economico e lungo, al netto di una scadenza datata 30 giugno 2026. In pochi come lui.
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Insediatosi in un contesto troppo articolato e complesso, nonostante la sua indole battagliera e un background professionale importante in C, il tecnico livornese non ha mai realmente avuto la forza di imporre il suo credo calcistico. Né dato la sensazione di riuscire a conferire quell’audacia e quel coraggio, in termini di forma mentis ed impianto di gioco. Tutti elementi imprescindibili per recitare un ruolo da protagonista in campionato. La possibilità di avere un certo peso nelle scelte e nelle strategie societarie, pubblicamente condivise in sede di mercato, si è rivelata un vero e proprio boomerang per l’ex allenatore rossazzurro. Alla fine dei conti, proprio Lucarelli è stato ritenuto il primo responsabile del disastroso 2024 condotto dal Catania. La palla passa a Zeoli.
Lucarelli-Zeoli, dopo Tabbiani “Zorro” sostituisce anche l’ex Ternana
Inutile soffermarsi su aspetti squisitamente tecnico-tattici legati a questa gran parte di stagione. Il Catania non ha mai incantato, fatta eccezione per qualche raro caso, come la semifinale di Coppa con il Rimini. Una partita in cui Sturaro e compagni sapevano di non poter sbagliare. Soprattutto in campionato, raramente la compagine rossazzurra ha mostrato forte identità collettiva, armonia e coralità di manovra, automatismi e personalità tali da dominare scena ed avversario.
Michele Zeoli ha dalla sua la stima dello spogliatoio e di per sé è già un ottimo viatico. Sul piano tattico dovrà riplasmare la squadra sulla base del suo credo calcistico riannodando il filo spezzato al termine della sfida d’andata con l’Audace Cerignola. A lui il compito di cementare attorno alla sua figura un gruppo che deve ritrovare identità e coesione ottimali. Tutti aspetti che devono andare al di là del semplice piano tecnico e calcistico. Ottimizzare la forma, fisica e psicologica, di elementi fondamentali ed al momento in netto ritardo di condizione non sarà impresa semplice.
L’auspicio del Catania è che riesca ad infondere alla squadra quella scossa, in termini di personalità, consapevolezza e adrenalina. Una cifra che è stata patrimonio insito nel suo background di calciatore. Instillando coraggio e mentalità propositiva ad un organico che ha ancora potenzialmente valori e tempo a disposizione per risalire la china e allungare l’attuale +6 sui playout.
