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Palermo, il passaggio al City Group: una svolta epocale che ha bisogno di tempo

Il Palermo si lascia alle spalle un 2022 decisamente positivo per quanto riguarda la cavalcata playoff dalla Serie C alla B e la posizione tranquilla nell’attuale classifica in cadetteria. Ma anche fuori dal campo è arrivata una svolta epocale, coi rosanero entrati nella galassia del City Football Group. Gli effetti di questo passaggio di proprietà per ora sono ancora difficili da intravedere per il grande pubblico, ma pian piano anche questo si sta accorgendo della svolta intrapresa. Il City Group potrebbe regalare a Palermo palcoscenici impensabili al momento, seppur necessiti di tempo per raggiugere questo scopo.

LEGGI ANCHE -> Palermo, un anno fa partiva “Baldinilandia”: sei mesi dal destino annunciato

Palermo, col City Group rosanero aperti ad un panorama internazionale

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La trattativa per il passaggio di consegna da Hera Hora, allora tra le mani di Dario Mirri, al CFG ha un’origine ben precisa. Risiede infatti nella volontà di Mirri di non cedere solamente ad un gruppo molto ricco, ma che avesse anche una visione per il futuro. Difficile infatti immaginare che al termine del progetto triennale che l’ex proprietario (ora socio di minoranza e presidente) potesse mantenere il Palermo a galla in una categoria come la Serie C, a ricavi zero e costi elevati. Ma anche in caso di promozione ci sarebbero potute essere delle difficoltà che l’ambiente in primis riconosceva.

Ecco quindi che la proposta del CFG veniva incontro ad entrambe le volontà e le aspettative di Mirri, che in estate (in piena cavalcata playoff) ha potuto concretizzare il passaggio di consegne. Il 4 luglio Ferran Soriano, Ceo del City Group, sbarcò a Palermo rendendo di fatto ufficiale l’ingresso dei rosanero nel gruppo dello sceicco Mansour. Chiare le idee espresse in conferenza stampa: bisogna riportare il Palermo dove merita, ma servirà tempo per farlo; priorità alla realizzazione del centro sportivo; stabilità in panchina. Ma soprattutto la possibilità di confrontarsi con le altre realtà del gruppo per condividere metodi di lavoro e delle volte anche dei calciatori. Tutte cose che in questi mesi si sono già viste.

Basti pensare all’affare Claudio Gomes, portato dall’Under 23 del City in Sicilia e che sta facendo benissimo in rosanero. Oppure il mini-ritiro effettuato nell’Ethiad Campus di Manchester, in un centro all’avanguardia per il calcio mondiale. O ancora alla capacità di assorbire le critiche che la squadra riceveva e respingere gli spifferi su un possibile esonero di Eugenio Corini. Un allenatore che, vale la pena ricordarlo, è arrivato dopo una lunga attesa e un’attenta scelta dei dirigenti del City Group, che hanno vagliato diversi profili. Allenatori quali Ranieri, De Rossi, Vanoli o D’Angelo che adesso lavorano in B.

Il centro sportivo

Ma forse il passaggio più importante che il City Group sta centrando è la realizzazione del centro sportivo. Anche qui l’idea nasce dalla volontà di Mirri di dare una casa al Palermo (in attesa di consegnare alla città un Barbera rinnovato). I rosanero hanno trovato il terreno adatto e messo in piedi il progetto ma, al momento di ricevere i finanziamenti dal Credito Sportivo, ci si è dovuti fermare. La burocrazia sembrava poter mettere ancora una volta la parola fine ancora una volta a questo progetto. Sennonché l’arrivo del City Group ha permesso di avere i fondi necessari per dare avvio ai lavori.

Come ogni squadra del gruppo, anche i rosanero avranno una casa comune alla prima squadra, al settore giovanile e a quello femminile. Motivo per cui il progetto originale ha subito alcune piccole modifiche che comunque non intaccano i ritmi dei lavori. Se il Palermo nel 2023 avrà un proprio bene di proprietà di questa portata è certamente merito del CFG. Piccolo inciso: i tempi della burocrazia faranno si che un campo come quello del comune di Torretta, i cui lavori sono iniziati decisamente prima del centro sportivo del Palermo, sarà terminati decisamente dopo. Uno smacco che dovrebbe far riflettere in tanti sia nel pubblico che nel privato.

Rivoluzione si, ma serve tempo

Insomma, quanto fatto dal City Group in pochi mesi lascia presagire che il Palermo sia in mani decisamente solide. Eppure una certa idea, molto diffusa nel mondo contemporaneo, di volere tutto maledettamente in fretta ha messo in dubbio questa idea. Tante volte si sono letti commenti su quanto fosse meglio una cessione ad altri soggetti, che avrebbero fatto immediatamente grandi i rosanero. Pensiero rispettabilissimo, ma che non tiene conto probabilmente dei grandi cambiamenti che sta subendo il mondo del calcio in questi anni.

L’idea del singolo imprenditore che da solo possa sostenere il peso di una società calcistica ha ormai lasciato il passo ad una visione più globale. Che però non può essere immediata, perché necessita di essere affinata giorno per giorno, di far crescere ogni singolo elemento in maniera costante. Cosa che non può avvenire se, per esempio, cambi tre allenatori e rivoluzioni ad ogni sessione la rosa. Naturalmente non significa nemmeno che il Palermo rimarrà decenni in Serie B, perché “per il City siamo un satellite”. In Italia i guadagni si fanno in Serie A e nessuno rimarrebbe volontariamente in campionati che non siano quello. È necessario che l’ambiente capisca che ora più che mai va fatto proprio il motto “la calma è la virtù dei forti”.

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