Il Palermo ha portato a casa un calciatore dal grande talento, si tratta di Jacopo Segre che deve ancora dimostrare tutte le proprie qualità. L’ex Torino, nel corso dell’intervista concessa a ‘La Gazzetta dello Sport‘, ha detto la sua in merito all’esperienza vissuta dal club rosanero in quel di Manchester: «È un’esperienza eccezionale che ogni giocatore desidera fare da quando è ragazzino. Venire qui è una soddisfazione personale e di società, ti fa capire l’importanza di questo club, del loro gruppo, anche nei particolari, dall’erba dei campi curatissima all’ordine e alla pulizia degli spazi».
Per i calciatori del Palermo parte della giornata di giovedì 22 settembre è servita per fare un tour dell’Etihad: «Abbiamo fatto il tour dell’Etihad, lo stadio del City, e sono rimasto colpito. Qui sono un passo in avanti rispetto all’Italia, al top mondiale. Lo stadio è il simbolo della modernità ed efficienza, dagli spogliatoi al museo, non ci sono aggettivi per descriverlo».
Il sì al Palermo
Nel momento in cui il Torino ha deciso di non puntare più sulle sue qualità, Segre ha detto sì senza esitare al Palermo: «Una scelta del club, ma quando mi ha cercato il Palermo ho detto subito sì perché la società e la città sono ambiziose, pensano in grande».
Gli inizi con Milan e Torino
Jacopo Segre ha iniziato con le giovanili del Milan in cui è stato dalla tenera età fino ai 18 anni: «Sono stato in rossonero dai 9 ai 18 anni, mi allenavo con il mio attuale compagno Luca Vido, ex Atalanta, e giocavo con Locatelli e Donnarumma, più piccoli, o Calabria, un anno più grande. Una buona scuola di formazione». In seguito l’avventura con la maglia del Torino con tanto di esordio in A: «Il granata era di famiglia. Il Toro è stato un trampolino di lancio, mi ha permesso di affacciarmi fra i grandi. Anche se poi mi ha prestato al Piacenza in C, al Venezia, al Chievo e alla Spal. Nel 2020 – ha detto Segre – in granata Giampaolo mi ha permesso di giocare 12 gare fra A e Coppa Italia, è stato un sogno che si è avverato».
Gli allenatori
L’attuale centrocampista del Palermo, Jacopo Segre, intervistato da ‘La Gazzetta dello Sport’, si è anche soffermato su alcuni dei suoi allenatori che gli hanno lasciato qualcosa: «Longo alla Primavera del Toro, poi sono molto affezionato a Zenga con me a Venezia nel 2018, a Giampaolo e a Vecchi sempre a Venezia. Corini? Una persona bella e brava, cui piace parlare, spiegarsi. Cerco d’imparare visto il suo passato nel ruolo, cerco di seguirlo il più possibile. Un gran feeling».
L’idolo di sempre
Ogni calciatore ha un idolo a cui cerca di ispirarsi, nel caso di Segre prende il nome di Ricardo Izecson dos Santos Leite conosciuto da tutti come Kakà: «A Milanello ho avuto la fortuna di vedere Kakà da vicino, ho fatto il raccattapalle a San Siro, era un bel vedere. Poi ho conosciuto Beckham per la presentazione di uno spot, all’epoca giocavo a Piacenza ma David non sapeva neanche dove fosse… Sì, Kakà era un 10, però mi piaceva la sua falcata elegante, la sua classe, mi ispiravo a lui, la sua sportività».
