Dare il massimo e puntare in alto, questi gli obiettivi di Alessandro Pirrotta, centravanti del San Vito Lo Capo di Comito, parla così ai microfoni di Sporticily.it: “Siamo in corsa per tutti gli obiettivi. Coppa e campionato, tenendo in considerazione la possibilità di fare i playoff. Onestamente vogliamo rimanere ai vertici fino alla fine”.
Il desiderio è quello di togliersi soddisfazioni di un certo tipo. “A San Vito sta andando alla grande, stiamo facendo qualcosa di importante. Continueremo per la nostra strada, ancora mancano sette partite ed il campionato non è per nulla chiuso. Venerdì c’è anche il sorteggio delle semifinali di Coppa Italia, per conoscere il nostro avversario. Ci faremo trovare pronti per giocarcela con tutti. Siamo in grado di farlo e non ci tireremo indietro. Non guardiamo nessuno in faccia”, ha detto Pirrotta.
Dalla Calabria alla Sicilia. L’una a più di quattrocento chilometri di distanza dall’altra: Pirrotta è infatti esploso calcisticamente, nella Nuova Palmese, prima di vestire le maglie di Cittanova e Gioiese all’alba del suo percorso sportivo, ora è in quel di San Vito per continuare ad affermarsi. Il centravanti palermitano non ha dimenticato i suoi primi passi nel mondo dei grandi: “Gli anni migliori che ho fatto, sono stati in Calabria”.
San Vito si gode Pirrotta, l’attaccante giramondo in Sicilia
Pirrotta non ha mai avuto paura di provare nuove avventure. Borsone in mano e voglia di confrontarsi con altre piazze e altri modi di vivere il calcio. Il racconto del suo viaggio inizia da Canicattì: “La squadra che mi ha segnato di più è stata senza dubbio Canicattì. Per me è stato un punto di rilancio, mi sono trovato tanto bene. Venivo da un periodo difficile in Eccellenza e ho avuto questa fortuna di essere chiamato da una piazza gloriosa come quella di Canicattì, nella quale ho sposato subito il progetto”.
Valori chiari, ambizione è grande consapevolezza di quanto fatto finora. La voglia di tornare ad essere protagonista era però tanta e quando ne ha avuto la possibilità di accettare una squadra di vertice non ci ha pensato due volte. Ma facciamo un passo indietro, visto il suo recente passato al Partinicaudace: “A Partinico c’è un progetto importante, il presidente con la società vuole fare cose importanti. Accettai subito perché mi intrigava e soprattutto ho respirato una certa serietà da parte di tutti. Anche Salvatore Scrozzo, grandissimo amico mio, mi ha sempre chiamato. La cosa che non è andata? Quando mancano i risultati accade questo. Penso sia stata questa la cosa. In fin dei conti la squadra c’era, visto che il gruppo confermato dall’anno scorso aveva fatto bene, sfiorando la semifinale di coppa ed i playoff. Forse mancava qualche elemento in più d’esperienza. Ma per il resto mi sono trovato bene, il presidente mi ha fatto sentire subito a casa”.
La favola Castelbuono
Pirrotta, nella passata stagione ha visto nella piazza di Castelbuono un luogo dove tornare ad esprimersi al meglio, dopo un inizio complicato ad Aspra: “Castelbuono è una grande esperienza! Venivo dall’esperienza all’Aspra, avevo voglia di riscatto. La proposta dei madoniti non potevo rifiutarla, mi hanno voluto fortemente. Anche i ragazzi che giocavano lì mi facevano sentire desiderato. Anche a Castelbuono mi sono sentito benissimo, la squadra e la piazza giusta per ripartire dopo una parentesi difficile con l’Aspra, nella quale giocavo poco ed avevo rimediato diversi infortuni. Invece a Castelbuono, con il lavoro, con il sudore mi sono ricavato un posto da titolare ed ho segnato tanti gol. La cosa più importante è stata quella di contribuire alla vittoria della coppa. Un emozione indescrivibile, essendo la terza personale. Inoltre ho raggiunto grandi traguardi come il trecentesimo gol tra Serie D, Eccellenza e Promozione e quello di aver aiutato l’unica società madonita della storia a vincere una Coppa Italia. Possiamo dire di aver fatto la storia di questo paese e per me è stato un onore”.
Poi ancora un passo indietro, sempre a Canicattì, gli inizi dei numeri importanti. Bomber e mattatore, il significato che ha per lui aver indossato la maglia biancorossa è indescrivibile. Unico nel suo genere. Valore che diventa doppio nel momento in cui ottieni un risultato importante come la promozione in Eccellenza: “Canicattì è la stagione top che riguarda le mie avventure in Promozione. Perché li ho fatto quasi 65 gol, considerando i 12 mesi. Per me è stata una grande stagione, quella 2016/2017, con 30 reti in campionato e 7 in coppa. Oltre al fatto di aver vinto la Promozione ed aver ottenuto il salto in Eccellenza. Non sono cose da poco. Avevamo un gruppo straordinario, è stata la mia più bella esperienza in Promozione ripeto, la più grande piazza che ho vissuto. Un blasone di un certo tipo, un luogo dove si vive di calcio. Porto tutto nel cuore”.
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Dal Cus al San Vito, Pirrotta corre
Alessandro Pirrotta, inoltre, ha spiegato ai nostri microfoni il motivo del perché non milita più nel massimo livello regionale. La sua ultima volta è stata al CUS Palermo nel 2019: “Smettere di fare l’Eccellenza l’ho scelto io, per motivi personali. Le occasioni ci sono state, ma preferivo rimanere in Promozione, con delle società che mi facevano stare bene. Anche quest’anno ho avuto qualche chiamata, ma preferisco non allontanarmi da casa, soprattutto per la mia famiglia”.
Da centravanti esperto, navigato e prolifico, Alessandro ci ha spiegato il suo modo di vivere l’astinenza dal gol nei novanta minuti: “Nei novanta minuti l’attaccante vuole segnare, vive per segnare. Ma l’assenza non mi destabilizza di niente, sono tranquillo e concentrato. Sono dell’idea che il gol prima o poi arriva. Come al primo o all’ultimo minuto. Il calcio è questo. È chiaro che se l’attaccante non segna, la maggior parte delle squadre iniziano a non fare risultati. Visto che in percentuale, in generale, sono gli attaccanti che segnano maggiormente. Io in campo rimango sempre sereno e lucido, a prescindere da quando arriva il gol”.
